Dal 18
al 21 gennaio, al teatro PimOff di Milano, è in scena (e si potrà
recuperare ancora, anche in altre città italiane) lo spettacolo
intitolato A nome tuo, per
la regia di Roberto Recchia e tratto dall'omonimo romanzo di Mauro
Covacich, per Einaudi.
Ilaria
è una trentenne con un lavoro da ricercatrice universitaria, una
famiglia poco equilibrata e un fidanzato complicato. Ilaria nasconde
un segreto: Ilaria è anche Miele, uno pseudonimo, un soprannome
perchè da anni dedica la propria vita alle persone che cercano un
aiuto per porre fine alla propria esistenza. La giovane donna,
infatti, assiste i malati terminali che desiderano la “dolce
morte”, fornendo loro i farmaci o gli strumenti adeguati. Ilaria
porta avanti la propria scelta - una scelta difficile, ardita e
solitaria – con convinzione e determinazione fino a quando
incontrerà Grimaldi, un anziano perfettamente sano. Tra i due
nascerà un rapporto forte, un legame intellettuale e umano che
cambierà profondamente la vita della protagonista.
Anche
il Cardinal Martini sosteneva che esistono: “zone di frontiera,
dove non è subito evidente quale sia il bene. E' pertanto buona
regola astenersi dal giudicare frettolosamente e poi discutere con
serenità per non creare inutili divisioni”: il tema dello
spettacolo è, infatti, ancora quantomai attuale. In molti Paesi -
dagli stati Uniti alla Finlandia, dallo Zimbabwe alla Nuova Zelanda –
nascono associazioni che difendono il diritto ad una morte dignitosa.
In Italia l'argomento è diventato oggetto di discussione (e di
polemiche) soprattutto dopo il caso di Eluana Englaro.
Un
romanzo ritenuto da molti "scomodo”, una pièce teatrale, e un film
di prossima uscita - diretto da Valeria Golino - per far riflettere
sui confini del libero arbitrio e della dignità , sui nostri diritti
e sulla nostra libertà.