Negli ultimi giorni il conflitto, in Mali, ha visto una forte intensificazione: gli aerei francesi, con la cosiddetta "Operazione Serval", hanno bombardato le zone di Gao e Kidal; i gruppi armati islamisti, per prendere il controllo della città di Konna, hanno ucciso almeno sei civili; altre vittime sono state fatte per la conquista di Diabaly, un'altra città a 400 km a nord della capitale Bamako.
Il 20 dicembre scorso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva autorizzato l'invio di alcune truppe dell'Africa occidentale - tra cui quelle del Niger e della Nigeria - per contrastare le azioni dei terroristi, degli estremisti e dei gruppi armati. Le conseguenze di questa situazione si sono verificate immediatamente: si sono, infatti, registrati molti casi di vendetta sui collaborazionisti con lapidazioni, ritorsioni e un aumento fortissimo della violenza.
Amnesty International ha chiesto alla comunità internazionale di favorire il dispiegamento di osservatori sui diritti umani, rivolgendo una particolare attenzione all'uso di bambini soldato. Ha, inoltre, chiesto alle forze militari francesi di dare il maggiore preavviso possibile alla popolazione in vista degli attacchi.
Intanto sono già quasi mezzo milione i maliani che hanno trovato rifugio in Niger, Mauritania, Burkina Faso e Algeria: tra loro, soprattutto, bambini e donne.
Il 20 dicembre scorso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva autorizzato l'invio di alcune truppe dell'Africa occidentale - tra cui quelle del Niger e della Nigeria - per contrastare le azioni dei terroristi, degli estremisti e dei gruppi armati. Le conseguenze di questa situazione si sono verificate immediatamente: si sono, infatti, registrati molti casi di vendetta sui collaborazionisti con lapidazioni, ritorsioni e un aumento fortissimo della violenza.
Amnesty International ha chiesto alla comunità internazionale di favorire il dispiegamento di osservatori sui diritti umani, rivolgendo una particolare attenzione all'uso di bambini soldato. Ha, inoltre, chiesto alle forze militari francesi di dare il maggiore preavviso possibile alla popolazione in vista degli attacchi.
Intanto sono già quasi mezzo milione i maliani che hanno trovato rifugio in Niger, Mauritania, Burkina Faso e Algeria: tra loro, soprattutto, bambini e donne.